13 marzo 2013

Ulli Lust al Goethe Institut

Ho intervistato l’autrice austriaca Ulli Lust (berlinese d’adozione) al Goethe-Institut di Roma il 12 marzo 2013, in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata alla presentazione dell’edizione italiana del suo “Troppo non è mai abbastanza” (Coconino-Fandango) graphic novel che, nell’edizione francese, ha vinto il “Prix révélation” al Festival del fumetto di Angoulême 2011. 

Ulli Lust al Goethe Institut - Rom



Nella giornata si è svolto un incontro, moderato da Laura Scarpa e a mostra delle tavole originali del volume, insieme a quelli di alcuni ritratti che Ulli Lust, stava facendo in Italia, nel corso delle sue residenze tra Palermo-Napoli-Roma. 

All'inizio non sapevo bene cosa aspettarmi, vedevo Ulli registrare le interviste per le maggiori testate italiane, che le si rivolgevano in modo molto formale, calcando l'accento sui temi del machismo e della violenza sessuale. Eppure io in quel fumetto ci avevo letto molto di più ecco. Mi sembrava una riduzione ai minimi termini dell'opera. 

Beh, devo dire che poi quando ce ne siamo andate a prendere un caffè al bar e fare due chiacchiere, insieme alla preziosissima traduttrice Soledad Ugolinelli, mi sono trovata in men che non si dica a parlare si una bellissima storia di libertà, di ragazze ribelli, punk, col sole in faccia e il vento nei capelli. 

E poi ho scoperto che Ulli é una fan dei CCCP!



Questo è un breve estratto dall'intervista: 

Domanda: Iniziamo con una contestualizzazione storica: il fumetto si svolge nei primi anni 80, a Vienna e le protagoniste sono due giovani punk. Ti chiedo subito: com’era essere delle ragazze punk, che facevate? Cosa significava per voi?  

Risposta:  Innanzitutto all’epoca essere “punk” o seguire la “new wave” era quanto di più figo potesse esistere allora, per un adolescente. A me interessava soprattutto vestirmi in maniera stramba. Abbigliarmi in modo particolare. Era una cultura giovanile molto pratica, molto pragmatica. Ti diceva “fai quello che vuoi, fallo subito!”…E non aspettare dieci anni, fin quando hai concluso una formazione di un qualsiasi tipo. Questa mentalità del “do it yourself” cioè “non aspettare che ci sia qualcuno che ti insegni qualcosa” era fantastica, per chi voleva per esempio disegnare o anche se volevi diventare un musicista… bastava che strimpellassi tre accordi ed eri già un musicista. No? Era questa immediatezza del movimento che mi affascinava.

Il resto lo trovate QUI.

Inoltre sempre su  è apparso sempre su Conversazioni sul fumetto un altro bel post: "Troppo non è mai abbastanza" ad opera del buon Andrea Tosti.



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